giovedì 30 novembre 2006

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Fidarsi è bene...

Ieri sera stavo ragionando sulla fiducia, evento scatenante è stato l’osservare il mio bambino che mi dormiva in braccio; lo so che alla sua età dovrebbe dormire da solo, ma non sono ancora riuscita a convincerlo, e un po’ mi piace anche che mi si addormenti ‘abbozzolato’ addosso: è un momento molto dolce per entrambi, intimo, recuperiamo una dimensione di contatto, magari dopo una giornata incasinata.
Dicevo appunto che osservandolo mi è venuto in mente quanto lui si fidi di me, come si abbandoni con la piena certezza che io ci sarò anche la mattina dopo. E questo è quasi commovente.

Poi mi è venuto in mente mio padre, che quando facevo qualcosa che non condivideva, attaccava con il discorso sulla fiducia e sul tradimento delle aspettative: è una litania che mi ha accompagnata per tutta l’adolescenza.

C’è la fiducia che riponiamo in Dio, nella scienza o nella stelle, per darci delle risposte alle domande escatologiche e la fiducia che gli altri ci accordano sul lavoro, nella vita sociale, in amore.

Insomma siamo immersi in questo fumo denso senza quasi nemmeno rendercene conto, ma avere fiducia comporta uno stato di abbandono, di abbassamento delle barriere (in gradi diversi, ovviamente) che non è poi così scontato. Non è comune, e nemmeno facile, rinnegare il nostro io per abbracciare incondizionatamente qualcuno o qualcosa d’altro eppure ci viene richiesto da più parti, quasi imposto e allora la fiducia si trasforma in rassegnazione di non volersi mettere in gioco, in accettazione passiva.
Credo sia un nostro problema, un problema di noi piccoli adulti, che ancora aggi abbiamo le mani tese come i bambini ma che poi non siamo capaci di stringerci al collo di nessuno.

Stavo pensando anche che è da molto che io stessa non mi addormento più beata tra le braccia di nessuno...


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