mercoledì 14 marzo 2007

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Insegnare e imparare

Lunedì e martedì ho tenuto un corso di formazione per una grossaazienda,lavoro di insegnante che si affianca alla mia solita attivitàdi docenza pomeridiana e tornando a casa in auto, in fila inautostrada ovviamente, stavo ripensando a come gli 'studenti' siapprocciano all'insegnamento, che poi è una parafrasi di come siapprocciano a tutto il resto.

L'INSICURA – in prima fila, vicino al tavole del docente, con il suobel blocco di appunti, precisa e ordinata. Ascolta, scrive e siimpegna al massimo. E' la studentessa perfetta, in potenza, ma poiquando le dici di fare l'esercitazione pratica ti guarda stralunata eti dice che non è capace. Come docente ti sorge spontanea la domanda:'ci è o ci fa?'. Normalmente CI E'. Se però le stai vicino e le diciche va tutto bene poi riesce a fare le cose, certo con poca inventiva,senza metterci nulla di più di quello che le hai spiegato.
L'INCAPACE – in ultima fila, con il suo bel blocco di appunti, precisae ordinata. Ascolta, scrive e si impegna al massimo…ma non riesce adentrare nel Karma di ciò che insegni…appena le chiedi qualcosa tiguarda inespressiva e comincia a balbettare. Lì non c'è molto da fare,devi prendere in mano il suo mouse e fare tu…altrimenti non se neesce!
LO SPACCONE – è il simpaticone del gruppo, quello con la battutasempre pronta che ti scolta ma non glie ne frega un cazzo di quelloche dici. All'inizio mi incazzavo un sacco ad insegnare a questogenere di studente, poi, capito che è una crociata persa, ho imparatoa fregarmene. Normalmente lo spaccone è anche molto fortunato e poiall'esame (e nella vita) se la cava sempre.
IL POLEMICO – pidocchia su ogni tua affermazione, crede di sapernesempre di più, polemizza su ogni virgola e corregge la minimasbavatura. In questa categoria poi ci sono due ulteriori sottoinsiemi: il polemico che poi lavora da dio, e allora lì sopportiperché ne riconosci il valore (oltre che l'antipatia) e il polemicoche non capisce, in questo caso provi un piacere perversonell'umiliarlo.
LO SMATTENONE – è tipico del mondo informatico: non ti ascolta econtinua a ciccare ovunque procedendo per un suo percorso parallelosalvo poi chiederti qualcosa che avevi detto mezz'ora prima e che luinon aveva afferrato perchè in volo pindarico nelle profondità diqualcos'altro. Odioso ma divertente perché se lo segui nei suoi voliqualcosa di nuovo lo impari sempre anche tu
IL DISINTERESSATO – te ne disinteressi completamente anche tu; inquesto modo il rapporto è bilanciato e vissero tutti felici econtenti!

Ahhh…non ci sono più gli studenti di una volta…nel frattempo siamodiventati tutti docenti

PS: per la cronaca io ai corsi, da studente, sono un'insicura cronica(come nella vita) ma capiti i meccanismi e le logiche poi torno adessere una persona normale!

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giovedì 8 marzo 2007

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Ragionando sulla festa delle donne...

L’origine della festa della donna risale al 23 febbraio 1917, per il calendario giuliano di Giulio Cesare, che diventa l’8 marzo per quello “nostro” gregoriano, quando a San Pietroburgo un grande corteo di madri, mogli e figlie delle migliaia di soldati impegnati nella prima guerra mondiale manifestarono in corteo per chiedere il ritorno a casa dei loro uomini.

Siccome al mondo occidentale non piaceva l’idea di legare a un fatto russo una giornata simbolo della rivendicazione della dignità femminile, si pensò bene di eludere il richiamo alla Rivoluzione russa, spostando i natali della Festa della Donna negli Stati Uniti, legandola a un fatto verosimile, ma forse non reale del movimento operaio d’oltreoceano.

Si diffuse così la versione che nel 1908 a New York, alcuni giorni prima dell’8 marzo, le operaie dell’industria tessile Cotton iniziarono a scioperare per protestare contro le condizioni in cui erano costrette a lavorare.
Lo sciopero proseguì per diversi giorni finché l’8 marzo appunto Mr. Johnson, il proprietario della fabbrica, bloccò tutte le vie d’uscita dello stabilimento, al quale poi venne appiccato il fuoco.Le 129 operaie prigioniere all’interno furono arse vive.

Un’altra ipotesi parla di un incendio avvenuto nel 1911, sempre a New York, nella Triangle Shirtwaist Company. L’incendio fu accidentale, ma le scarse condizioni di sicurezza del luogo di lavoro contribuirono comunque al disastro. Le vittime furono oltre 140, non tutte donne.

Sono perplessa perchè ancora una volta si dimostra che la gran parte di noi parla e festeggia qualcosa di cui non conosce davvero la genesi...ma mi piace pensare che questa festa sia nata da un corteo di mamme e mogli; mi piace pensare che noi donne siamo capaci di essere delle professioniste ma rimaniamo in cuore della famiglia, il centro emotivo ma ance materiale del più piccolo nucleo della società, ma anche il più importante per la formazione di qualsiasi essere umano.

PS: io ho ricevuto 2 cioccolatini a forma di cuore da un collega, che mi conosce molto bene e sa quanto preferisca la cioccolata ai fiori!

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martedì 6 marzo 2007

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domande e NON risposte

Non scrivo molto perché sono un po’ incasinata…tutti in fondo sono un po’ incasinati quindi questa non è una buona scusa… ricomincio. In questo periodo non scrivo molto perché non ho le idee chiare su un sacco di cose; di fatto sopravvivo, faccio le solite cose e penso poco: oggi pomeriggio in treno mi è quasi venuto un attacco di ansia, solo a pensare alla lezione del pomeriggio e ai lavori di domani. In realtà non ho dei problemi reali ma solo una inquietudine persistente. Se lo dicessi alla mia nonna accuserebbe di ciò l’arrivo della primavera ma visto che in questa stagione stupida l’inverno non è mai arrivato, nemmeno a Milano, non posso nemmeno incolpare la meteorologia. Qual è il problema quindi? Forse ho troppe idee in testa, che si aggrovigliano,si accavallano, si sovrappongono e mi sembra che nessuna porti dalla parte giusta, anzi a ben ragionare non so più quale sia la parte giusta. Mio figlio sta crescendo a vista d’occhio,è il segno lampante che il tempo passa, e a me sembra di essere sempre ferma, sospesa in una sorta di limbo di indecisione e attorniata da un mondo di persone super decise che sanno esattamente che fare, lo fanno e sembrano pure soddisfatte. Ma qual è la formula magica della soddisfazione? L’accettazione? Limitare l’orizzonte? Fermarsi? Di natura io sono portata a credere che bisogna sempre andare oltre, superarsi ma è anche vero che in questo modo è difficile trovare la pace e poi fin dove spingersi? Sono questione complicate che raccolgo in questo post per fissarle nella mente ed organizzarle, e magari per trovare pure delle risposte…se ci sono.

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