lunedì 20 aprile 2009

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Futurismo 09

Venerdì, ancora in clima vacanziero e senza le pesti ho visitato la mostra sul Futurismo, a Palazzo Reale, Milano.
Sono rimasta molto impressionata da questo allestimento, molto ricco (più di 150 opere) e complete perché il futurismo ha abbracciato tutte gli ambiti dell'arte dalla pittura al teatro, fino all'abbigliamento e alla pubblicità

Non sono così preparata da avere captato tutti gli spunti che la mostra da, ma sono molto contenta di avere vissuto tre ore fuori dal tempo, di fronte alla forza intellettuale di tanti artisti che hanno voluto rappresentare e comunicare la forza del nuovo, avendo la capacità di rompere con il passato.
In particolare trovo bellissimi i lavori di Balla e le correnti degli anni Venti (arte meccanica) e degli anni Trenta (aeropittura). È sconvolgente come noi diamo per scontato volare o andare in automobile e come invece queste stesse attività sono state un motivo propulsivo così forte da innovare il modo di pensare all'inizio del secolo scorso.
Un pensiero che ho fatto, uscendo da palazzo reale (che per chi non conosce Milano è situato esattamente di fianco al Duomo) è come il fine dell'arte sia cambiato, proprio confrontando gli scopi per cui il duomo è stata costruito, cioè glorificare Dio e la magnificenza della chiesa, e l'obiettivo dell'arte futurista, cioè esaltare la scienza e la tecnica, cioè l'intelletto umano. Mi sono domandata quale sia invece l'arte dei nostri giorni, cosa voglia rappresentare, chi voglia esaltare o chi denigrare e non sa darmi una risposta.
Di fronte alla grandezza architettonica di quest'angolo di Milano, alla bellezza delle opere in mostra mi sono sentita un po' frastornata a guardarmi intorno, in un corso Vittorio Emmanuele pieno di pubblicità senz'anima, che rappresentano donne e uomini che paiono senz'anima. Vetrine sfavillanti ma senza ricercatezza se non quella del consumismo, che espongono le opera d'arte del nostro tempo, gli oggetti senza i quali ci si sente 'inferiori' e fiumi di persone incantate di fronte a questo.

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giovedì 16 aprile 2009

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Con ago e fili

Ecco che anche le vacanze di Pasqua sono passate in un lampo, una settimana di mare è fuggita, così come il sole che da oggi, qui a Milano, ha lasciato il posto alla pioggia e al freddo.
Durante le vacanze, oltre ad aver mangiato un sacco (mia mamma cucina sempre per un esercito) e ad essere stata in giardino a prendere il sole (mi sono tolta di dosso quel color mozzarella scaduta che mi ha accompagnata per tutto l’inverno) e a giocare a pallone (!!) ho ricamato perchè sto auitando un’amica nella creazione di una coperta patchwork.

Il lavoro è una creazione di Lynette Anderson e si intitoloa ‘Your Home Or Mine?’: si tratta di una coperta che riporta 12 blocchi ricamati con altrettante case e castelli. I colori sono molto country e i soggetti un pò d’altri tempi. Per creare la coperta è poi necessario confezionare blocchi nine patch. Mi devo dare da fare un sacco perchè il tutto deve essere più o meno pronto a metà maggio quindi mi sa che devo mettere un pochino a riposo i miei adorati pennelli.
Tra l’altro sul sito di Lynette Anderson (che personalmente è tra le australiane che preferisco) c’è anche un bellissimo progetto free a tema ‘L’arca di Noè’ che vale la pena di scaricarsi qui
Adoro lavorare con ago e filo e la parte di stitchery è rilassante, da divano, come chiamo io i lavori che riesco a fare la sera, sdraiata sil divano con la Tilda che mi scalda i piedi (per ora va bene, ma come faccio a farle capire che viene l'estate e non gradirò più così tanto il suo calore).
In questo progetto poi non c'è solo il back stitch ma anche gli altri punti semplici del ricamo tradizionale che quando ti vengono bene danno un sacco di soddisfazione.

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mercoledì 8 aprile 2009

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Buona Pasqua!


Questo blog chiude per una piccola vacanza al mare: domani mattina partiamo per andare dai miei genitori e speriamo di rilassarci e riposarci. Il tempo non promette nulla di buono ma spero che il calore della famiglia ci permetta comunque di trascorrere una bella settimana.
Il pensiero in questo momento va anche agli amici dell'Abruzzo che non riusciranno a dire 'Buona Pasqua' e se lo diranno, forse, nel fondo dei loro occhi e dei loro cuori ci sarà un pò di tristezza.
Auguro comunque a tutti di passare una Buona Pasqua e che la luce della resurrezione del Signore possa portare serenità nel cuore di ciascuno.

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giovedì 2 aprile 2009

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Nel post precedente parlavo del Super Film, che ho scoperto da natale quando mi sono fatta un giretto da Silvia dei Ghirigori, per comprarmi il libro Country Primitives 10, che non trovavo da nessuna parte (ora voglio i primo 5!). Ne avevo letto su diversi libri di varie artiste ma non lo avevo mai trovato nei miei soliti negozi. Silvia lo aveva e l’ho provato.


In pratica è una sorta di carta vetrata ma molto sottile e leggermente porosa, quasi vellutata al tatto, da utilizzare tra il basacoating e il floating, sostituisce il nostro ‘sacchetto marrone del pane’ ma con qualche vantaggio in più:
• Non opacizza il colore, come spesso aviene con il sacchetto del pane
• Non crea la polverina (cioè la trattiene): in questo modo i colori scuri non si sporcano con i colori chiari
• Lascia la superficie verametne liscissima al tatto, perfetta per il floating, abradendo eventuali piccole rigature di colore

La confezione contiene tre foglietti si circa 10 cm di lato e durano un sacco, anche perchè sono molto resistenti (avendo il retro in plastica) e si possono lavare. Tra l’altro, usati umidi sono meno abrasivi, l’importante è non calcare molto come con il sacchetto del pane, perchè basta davvero uno sfioramento leggero per levigare benissimo.

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mercoledì 1 aprile 2009

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Corso Jemie Mills Price – analisi del lavoro

Questo post sarà un po’ un pipozzo logorroico, per cui leggetelo quando sarete ben ispirati/e. Come anticipato nel post precedente, vado a commentare il mio lavoro del corso di Jemie; l’obiettivo è quello di fissarmi le idee, tirare le somme e trarre gli insegnamenti da riproporre nella ‘mia’ pittura, perchè credo che ognuno di noi abbia poi un proprio stile personale, fatto certo di imitazione ma anche di spunti individuali, rielaborazioni e inclinazioni.
Mi serve fissare ‘su carta’ le idee perché altrimenti finisce che le idee mi scivolano via ma soprattutto perché, per la prima volta in assoluto, mi sto mettendo a ridipingere lo stesso progetto, per dimostrare a me stessa che ‘lo so fare meglio di come mi è venuto’.

Ritengo il risultato finale accettabile, tranne la sciarpa che non si può guardare: non so cosa mi sia successo, ma nel fiocco di quella sciarpa sono riuscita a dare il peggio di me! Lo slip slap, per la base del coniglio e del cappello è una tecnica che sembra semplice ma io l’ho trovato un po’ ostico, soprattutto trovo difficile fare le ‘sfumature’ proprio dove ho in mente di farle, cioè cercare di evitare la casualità e porre in modo coerente le velature dei vari colori.
Devo dire che dopo il base coating mi è mancato molto il superfilm, con il quale ho preso l’abitudine di levigare i lavori (ne parliamo nel prossimo post).
L’ombreggiatura attorno al lavoro è un po’ anonima, senza ‘sapore’, ma conto di rivederla. È stata la prima ombreggiatura fatta con la tecnica di Jemie, che prevede un uso particolare dell’acqua, che non mi appartiene ancora del tutto…

Nei dettagli del fiore, dei girasoli, del sole e sul viso della coniglia c’è sempre più o meno lo stesso problema, legato al modio particolare di Jemie di sfumare e dare ‘profondità’ al dipinto: ho la mano troppo pesante, soprattutto quando lo stacco tra il colore di base e la sfumatura è netto.
Spesso infatti lei usa la tecnica del floating per aggiungere realismo agli elementi e dare il suo caratteristico aspetto molto decorativo.
In pratica di tratta di fare un’ombreggiatura tratteggiata e spesso ruotata (per seguire la forma degli oggetti) con tocchi molto leggeri e colori piuttosto trasparenti (viola sulla foglia e rosa sui petali, bianco sul viso, per esempio); le mie sono pennellate troppo nette.

Le nuvole nel cappello sono sfumate discretamente ma sono tutte troppo uguali e tondine (in pratica grandi come la testina del lingua di gatto che abbiamo usato), sono poco realistiche; di positivo c’è che mi sembra di avere capito come si fanno e con la calma e qualche prova in più conto di riuscire a migliorare.

Gli occhietti mi hanno fatto un po’ dannare e le ciglia e sopracciglia sono troppo marcate: per l’ennesima volta esce la mia ‘mano pesante’ e il liner non lo so usare troppo bene, probabilmente aggiungo troppa acqua al colore e in questo modo il tratto di ‘allarga’ troppo.

La ghirlandina, altro ‘must’ dello stile della Mills Price mi è venuta discreta, sempre un po’ pesante e con pochi ‘svolazzini’ perché visti da lei sembrano facilissimi ma farli… Un buon consiglio che ci ha dato è quello di posizionare il pezzo in modo che la punta del riccioletto venga verso di noi e quindi di fare la pennellata con il liner avvicinando la mano al corpo (lei ovviamente li fa in tutti i modi, alche con il polso ruotato…ma è vero che vengono meglio de si segue il consiglio).

Un’altra cosa che davvero non si può guardare è il vaso: sbagliata la lumeggiatura (che doveva essere side by side) e il dry brushing del muschio (che doveva essere più soft), sbagliato il terriccio e sbagliata la base del traliccio, piazzato lì.

Le varie pennellatine per le foglioline/fiorellini della ghirlandina e delle margherite sono un po’ belle e un po’ brutte: ma in questo caso dipende più dalla fretta e dalla stanchezza che da una questione tecnica perché sono state le ultime cose che abbiamo fatto ed ero davvero cotta.

Un’altra cosa che trovo difficile è fare i puntini (guance del coniglio alla base dei baffi, puntini sulle margherite del prato) con il liner e non con lo stilo: mi vengono delle robette informi e poco definite; non ho ancora deciso se esercitarmi o usare lo stilo ad oltranza.

Dopo tutto ciò però devo dire che mi sono ricreduta sullo stile della Mills Price: non avrei mai detto di potermi far prendere così tanto da questo modo di dipingere così lontano da tutto quello che avevo fatto fino ad ora.

Qui sotto il collage delle immagini di cui ho parlato, cliccandoci potete vederlo in dimensioni reali.

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